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Ha iniziato col dirci che “siamo tutti coinvolti” e lui “ci ha coinvolti tutti”!

Lui è Gianni Rugginenti, Vincenziano della Conferenza Santa Maria Liberatrice. L’abbiamo conosciuto tutti durante gli incontri di formazione spirituale con don Luigi e ancor più all’evento del 24 Settembre.

Sì, lui era il presentatore, moderatore, che ha guidato tutti noi ad ascoltare non solo i brani di un album, ma la parola di Federico.

Carissimo Gianni, partiamo dall’inizio. Vuoi raccontarci in poche parole come hai incontrato Società di San Vincenzo De Paoli e perché hai deciso di lasciarti coinvolgere?

La San Vincenzo è presente nella mia Parrocchia di Santa Maria Liberatrice da moltissimi anni. Si può dire che è ormai un’istituzione.

L’incontro con questa realtà è avvenuto due o tre anni prima della pandemia grazie ad una mia carissima amica, Maria Teresa, che, come me, collabora in Parrocchia da sempre. Mi spiegò che la “messe era molta, ma scarseggiavano gli operai”. Molte persone assistite necessitavano di colloqui e di ascolto.

Non aggiunse altro: mi consegnò solo il “Vademecum del Vincenziano”.

Devo dire che il carisma della San Vincenzo, in generale, ha molte istanze in comune con il mio cammino spirituale.

Mi sembrò importante allora entrare nell’Associazione.

Siamo un “noi”

Hai aperto il tuo intervento di saluto all’inizio del pomeriggio il 24 Settembre con “Ho smesso di esser solo” con, tra i tanti che hai lanciato, due messaggi importanti. Partiamo dal primo: “con Federico, Ho smesso di esser solo”. Cosa significa questo per te?

Sì, è vero.

Ho smesso di essere solo, perché ritengo che sia finito ormai il tempo del “noi” e del “loro”, degli assistiti e degli assistenti.

Siamo un “noi”, umanamente “noi”. Non noi e loro: ma noi!

Lo slogan che avevo coniato insieme agli amici della Commissione Fede del nostro Consiglio Pastorale è: “dall’io al noi: portare vita in Gesù”

Ho smesso di essere solo, anche perché ho sentito l’urgenza di intraprendere un nuovo e coerente percorso di fraternità, di costruzione di relazioni vivaci con chi vive intorno e insieme a me. Ma questa mia “risurrezione” deve valere anche per la nostra Associazione perché occorre ravvivare innanzitutto quel clima di fede che si è un po’ raffreddato ma anche quello slancio missionario che porta vita in Gesù.

I segni del tempo

Hai anche ripreso il Vademecum con un altro messaggio chiave: l’essere vincenziano implica ascoltare “i segni del tempo”. Che non significa solo, con parole comuni, “essere al passo coi tempi”, corretto?

Essere al passo con i tempi è l’esempio più eclatante di come si possa vivere   inquadrati, ingabbiati e uniformati alla statica quotidiana routine di questo mondo.

Un mondo che vive solo di “Kronos”.

Ma il Vincenziano non può e non deve, a mio avviso, vivere adeguandosi solo ai battiti dell’orologio.

Noi dobbiamo avere un cuore che batte al tempo del “Kairos”: il tempo opportuno, il vero tempo propizio per vivere coraggiosamente il nostro impegno profetico.

E il profeta è colui che guarda tutta la creazione con l’occhio di Dio.

Il creato

Tu stesso, nel tuo presentare uno degli ospiti, hai colto uno di quei segni del tempo: il preciso dovere di ognuno di noi e dei vincenziani “Per primi” (cfr. la Rivista “Le Conferenze di Ozanam” Nr. 3 di Maggio/Giugno 2022, pag. 7) di “prenderci cura del Creato a partire dalle piccole azioni quotidiane”. Hai ripreso un articolo dal titolo “Siamo tutti coinvolti” e con questo argomento, ci permettiamo di dire, “ci hai coinvolti tutti”!

Cosa volevi dirci e puoi ancora dirci?

È vero: siamo tutti coinvolti.

San Benedetto diceva ai suoi monaci: “Io ho imparato più dai boschi che dai libri”. Voleva dire che abbiamo un “Maestro” che è la vita, ossia: attenzione all’uomo, all’esistenza, alle creature, a tutto ciò, insomma, che nasca dall’uomo e nel creato e che dilata il nostro cuore e la nostra intelligenza. Tutto questo ci dà quella saggezza che ci consente una lettura attenta e sapienziale del Creato.

A questo proposito mi piace ricordare l’accorata invocazione di Geremia: “Terra, terra, terra! Ascolta la Parola del Signore” (Ger 22, 29).

Su questa terra benedetta vive ciascuno di noi. E noi abbiamo anche la ministerialità di avvicinare i nostri amici poveri.

Sarà per noi una grande Grazia se riusciremo a guardarli negli occhi per cogliere la luce che è in ciascuno di loro: questa luce è il Cristo.

E il Cristo è in tutti noi.

Ecco, perché ho smesso di essere solo!

 

Non dimentichiamo che anche con il cd “Ho smesso di esser solo” Gianni ci ha coinvolti tutti. La casa discografica che ha prodotto l’album è stata fondata proprio da Gianni.  Che ora sta mettendo ancora a servizio della speranza, nella Società di San Vincenzo De Paoli di Milano, le sue competenze, la sua professionalità, nel suo desiderio di coinvolgere tutti noi e di aprire le porte anche chi ancora non ci conosce.

Impossibile non sentirsi tutti coinvolti… da Federico e dal suo carisma, di cui Gianni e ogni vincenziano è portavoce e portatore.

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