Un’Assemblea Cittadina con al centro “i segni dei tempi”.
Questo il cardine di una giornata che ha visto Società di San Vincenzo De Paoli Consiglio Centrale di Milano OdV riunita sabato 12 Novembre 2022 all’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Quei “segni dei tempi” che il nostro Fondatore ci invita a leggere nell’oggi e che oggi sono origine e coinvolgimento in un cambiamento che coinvolge la nostra organizzazione da vicino.
A partire dalla denominazione. Siamo ora Enti del Terzo Settore, iscritti al RUNTS. Siamo Organizzazione di Volontariato. Ma questo non ci fa’ perdere la nostra natura. La rafforza, invece. “Siamo sempre noi”, ci ha ricordato Isabella Mainini, Consigliere nell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Centrale di Milano, “solo che siamo chiamati a vivere secondo nuove regole”. E queste nuove regole, se vissute proprio come uno di quei segni dei tempi, uno di quei cambiamenti che devono essere accolti, devono essere vissuti come opportunità.
Cogliere le opportunità
Spetta poi a ognuno accogliere queste opportunità e essere capaci di adeguarsi.
Prima di lei, Maurizio Ceste, Vincenziano e storico di Società di San Vincenzo De Paoli OdV, ha aiutato a ricostruire il significato di quel leggere i segni dei tempi nel messaggio ozaniano.
Riprendendo lo studio del professor Andrea Salvini dell’Università di Pisa: “Volontari due volte”, Maurizio ci ricorda che “questa predisposizione a cogliere i segni dei tempi – continua Salvini – e a tradurli in scelte organizzative, costituisce, tra l’altro, una virtù espressamente indicata dal fondatore stesso sella Società, il beato F. Ozanam”. Dell’intervento integrale di Maurizio, disponibile cliccando qui, riportiamo 5 spunti di riflessione sul tema.
“Per prima cosa, afferma Maurizio, per vedere il segno dei tempi, oggi, bisogna tenere presente quelle che Salvini chiama “sollecitazioni esterne”:
1) La crescente complessità dei bisogni (specie in questo periodo post-pandemico)
2) I cambiamenti dei sistemi di welfare territoriale
3) La trasformazione del mondo del volontariato e del terzo settore, che volenti o nolenti, richiama la necessità di dover interloquire con gli altri soggetti istituzionali e del Terzo settore.
Come seconda cosa: aprirci agli altri, non chiuderci in noi stessi.
Terza cosa: cercare di cambiare il nostro punto di vista. Cambiare angolazione. Anche noi allora per vedere più chiaramente i segni di Dio, dobbiamo abbattere gli ostacoli che ci impediscono di vedere: uno per tutti: quel “abbiamo sempre fatto così”.
Come quarta cosa: affidarci sempre e comunque al Signore, allo Spirito Santo, magari con l’intercessione di Maria, di cui Federico era molto devoto.
E per concludere, come quinta cosa, vorrei citare un passo Ozanam, scritto su l’Ère nouvelle: Le cause della miseria, del 15 agosto 1848. Che ci riporta a quella richiesta di Salvini e cioè che “Dobbiamo riappropriarci del nostro ruolo socio-politico, di portatori di istanze, di advocacy”.”
Come interconnessi, gli interventi dei relatori si sono susseguiti riprendendosi l’uno con l’altro. E in riferimento ai cambiamenti del mondo del volontariato, due grandi opportunità, prosegue Isabella, derivano dal RUNTS. Anzitutto, ad ognuno è riconosciuto un ruolo specifico nella nostra associazione. Cambia la rappresentatività e questo si esprime anche nel voto in Assemblea. Tutti diventano così protagonisti. In secondo luogo, viene riconosciuto il volto importante dei volontari. Di coloro che non sono soci, ma si affiancano agli associati nella vita dell’organizzazione.
E il volontario che si avvicina a Società di San Vincenzo De Paoli, anche se non si associa subito, inevitabilmente non può che rimanerne contagiato. E’ il carisma che contagia, il carisma che muove i vincenziani che da’ energia.
Il nostro sguardo
Imparare a raccontarci e ciò che richiede la seconda opportunità derivante dalla normativa ora vigente. Raccontarci nel bilancio sociale. Ciò perché il raccontarci ci permette di declinare il cambiamento che stiamo vivendo, che è il grosso cambiamento sociale che c’è in atto.
L’essere sul territorio, come lo sono i vincenziani, permette di essere a conoscenza per primi di ciò che accade nei territori. E di aver compreso che accanto a quelle povertà che esistevano anche ai tempi di Federico, se ne aggiungono nuove.
Anche qui il filo conduttore dell’Assemblea torna. Come Maurizio richiama Federico interrogato dai suoi contemporanei: “Ma voi, voi che vi vantate cattolici, cosa fate voi? Dove sono le opere che dimostrano la vostra fede?”.
Ecco che anche Isabella ci ricorda la risposta. Non è il cosa, ma il come lo facciamo. In quanto cattolici, abbiamo uno sguardo diverso sulle povertà.
Il racconto e le riflessioni di questa intensa assemblea continuano su questo sito.
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